Il 30 maggio 1984, la Roma di Nils Liedholm sfidò il Liverpool nella finale di Coppa dei Campioni. Lo stadio Olimpico della Capitale, colmo di appassionati giallorossi, divenne il teatro di una partita che sarebbe rimasta nella leggenda. Quarant’anni dopo, quel match continua a essere un ricordo indelebile per i tifosi giallorossi. La sconfitta ai rigori, dopo un intenso 1-1 nei tempi regolamentari, suscita ancora oggi sentimenti contrastanti: orgoglio per aver raggiunto l’apice del calcio europeo e amarezza per essere stati così vicini al trionfo. Oggi, dopo quarant’anni da quel Roma-Liverpool, celebriamo quella storica serata e il suo impatto duraturo sulla storia del club capitolino. Emidio Oddi, ex calciatore della Lupa, ha risposto alle domande di Centro Suono Sport sulla ricorrenza e sul ricordo di Agostino Di Bartolomei, capitano, leggenda e bandiera dell’AS Roma. Di seguito le sue parole.
Le dichiarazioni di Oddi
Il 30 maggio è una data doppiamente dolorosa per i romanisti: è l’anniversario di Roma-Liverpool e della morte di Agostino Di Bartolomei.
“Purtroppo penso che la finale di Coppa dei Campioni sia una ferita che si possa rimarginare, l’altra ferita è ancora viva. Un capitano che non c’è, il nostro capitano, è difficile pensare che non ci sia più, che abbia fatto una fine del genere, per me è impensabile. Era il nostro capitano, quando l’ho saputo pensavo fosse uno scherzo”.
Cosa vi ha detto Di Bartolomei prima e dopo la finale di Coppa dei Campioni?
“Prima della partita, come al solito, qualche parola si dice, ci si aiuta. Agostino non era di tante parole, dava qualche pacca sulla spalla. A fine partita, specialmente in quella partita, da quello che ricordo io è stato detto poco e niente, eravamo tutti con la testa bassa. Eravamo dispiaciuti per noi, per il pubblico, per la gente che aveva preparato qualcosa per festeggiare. La tristezza è stata percepita soprattutto sul pullman di ritorno quando incontravamo gente sui marciapiedi con la testa tra le mani”.
FOTO: AS Roma Sito Web